Sostantivo femminile.
/repuɡˈnansja/
La parola "repugnancia" si riferisce a una forte avversione o disgustoso sentimento nei confronti di qualcosa. Viene utilizzata per esprimere rifiuto emotivo, tanto in contesti quotidiani quanto in ambiti più formali, come la filosofia o il diritto. La frequenza d'uso di "repugnancia" è relativamente alta, e si nota sia nel parlato che nello scritto, sebbene possa avere una maggiore ricorrenza in testi scritti di carattere accademico e giuridico.
La ripugnanza che sente verso la corruzione è evidente.
Su repugnancia a participar en actividades ilegales lo ha llevado a alejarse de esos círculos.
La sua ripugnanza a partecipare in attività illegali lo ha portato a allontanarsi da quei circoli.
La repugnancia que provoca la injusticia puede movilizar a las personas hacia el cambio.
"Repugnancia" non è comunemente usata in espressioni idiomatiche specifiche, ma può comparire in contesti dove il concetto di avversione o disgusto è presente. Ecco alcune frasi che possono usare la parola in modo più figurato:
Non c'è ripugnanza che non si possa superare se c'è amore.
La repugnancia por lo que es injusto une a las personas.
La ripugnanza per ciò che è ingiusto unisce le persone.
La repugnancia sentida por las mentiras puede destruir relaciones.
Il termine "repugnancia" deriva dal latino "repugnantia", che significa "contrapposizione" o "opposizione". Questo, a sua volta, deriva dal verbo latino "repugnare", che significa "combattere contro" o "opporsi". La radice indica un forte rifiuto o contrasto.
Sinonimi: aversión, desagrado, desdén, antipatía.
Contrari: afinidad, atracción, simpatía, aceptación.